Quattro vecchi amici intorno a un tavolo. La solita coppia: lui, eccentrico e padrone dell’attenzione, guai a cercare di soffiargli il centro della scena; lei pende dalle sue labbra, qualunque cosa dica, faccia o stia per pensare. Un bicchiere alcolico frizzante con ghiaccio, e una bevanda senza zucchero con la cannuccia mangiucchiata. Una vita trascorsa tra battibecchi in sincronia irritante, e scambiarsi l’un l’altra scaramucce in contrappunto, con quella che il tempo insieme ha reso una voce sola.
A mitigare il cinguettio appena isterico degli amanti è l’anziano del gruppo, voce grossa e ventre rotondo. Ha una folta barba che inizia a diventare bianca, e tra i baffi qualche briciola di nocciolina tostata. Ha visto quei due diventare grandi e continuare a rincorrersi, in un’altalena di stati d’animo insopportabile, se solo non ci fosse così tanto affezionato. Sarà per quegli occhi lucidi e più blu del mare, perché il destino lo ha derubato dell’altra metà della propria anima: è pura malinconia personificata.
Ma se non fosse per lei, i tre sarebbero ombre disperse in balìa dei propri sentimenti. C’è chi dice sia una zitella puntigliosa, e si infastidisce per quella pelle levigata, per cui riuscire ad azzardare un’età è scommessa persa a priori. Forse è vero che ha un cuore appena inaridito, ma basta un boccone delle sue crostate per capire che conserva ancora un po’ di capacità di amare. Il suo compito è puntare la sveglia al mattino perché abbia inizio una nuova giornata, e ogni tanto fare la voce grossa per riportare tutti coi piedi per terra.