Mi sono innamorata della parola Hoppípolla che era il 2005, quando i Sigur Rós cantavano l’euforia innocente di saltare dentro una pozzanghera e inzupparsi senza indossare gli stivali di gomma. Risolto il problema lessicale con dodici anni di anticipo, perciò, sapevo cosa fare quando quella parolina magica è tornata a farmi visita con le sembianze di una scatola delle meraviglie.
Ma andiamo con ordine.
Da qualche tempo esiste un progetto che promette – e ci riesce – di elargire curiosità e ispirazione facendo conoscere cose belle e non è necessario masticare l’islandese per capire di che si tratta: Hoppípolla è “cultura indipendente per corrispondenza”, ossia una sorpresa da regalare (o regalarsi) una volta al mese per scoprire realtà creative (anche minuscole, ed è lì che si trovano le idee migliori) del panorama editoriale, grafico, artigianale, musicale e chi-più-ne-ha-più-ne-metta italiano.
Quello che fa Hoppípolla è setacciare il mare magnum dei progetti indipendenti che brulicano nel nostro paese e mettere insieme i più interessanti dentro un pacco a sorpresa. Ecco cosa ho trovato dentro la scatola di aprile: un bellissimo numero della rivista indipendente Lök Zine; una cartolina illustrata di StudiOrtica; il suggerimento di un gruppo indie (Yoop); un oggetto di design per una cucina molto rock made in We love rock e altre sorprese (una bustina di semi Piccolo Vegs for Pots da piantare e un buono sconto Ushbag).
Ho perso un po’ di giorni a trastullarmi con i miei giochini nuovi e adesso i folletti di Hoppípolla staranno già confezionando la prossima scatola da recapitare a cassette postali felici. Come fare per averla? Qui ci sono tutte le risposte, a cui aggiungo un regalino per i miei lettori: fino al 15 maggio 2017 il codice sconto hoppihappy vi farà risparmiare il 10% su tutte le formule di acquisto (singolo, trimestrale, semestrale).
Riusciranno i nostri eroi ad accontentarci tutti con le loro sorprese? Direi che il percorso fino a qui lascia prevedere un futuro radioso. Forse potremmo non avere bisogno di altro con cui riempire i nostri cassetti, ma nell’era della smaterializzazione dei pensieri, delle vite, delle distanze, sono convinta che ci meritiamo ancora di gustarci quel momento di entusiasmo che precede una piccola sorpresa che siamo impazienti di scartare.