O di quando il calzino spaiato scoprì di avere una festa
Ho sempre avuto il tempismo straordinario di arrivare alle cose quando sono già passate. Questa volta però ce l’ho fatta per un pelo, perché la mia distrazione si compensa con una fortuna sfacciata.
Quella dei calzini spaiati è una questione annosa – il mio cassetto ne è testimone – ma aver scoperto che ne esista addirittura una festa, di cui oggi si celebra il terzo anniversario, mi ha colto alla sprovvista. Confesso che un po’ mi era parso di sentirmi speciale con questa storia dei calzini spaiati – tant’è che io un cassetto ce l’ho davvero, ma a chi vuoi che importi? – solo che presto o tardi tocca arrendersi all’evidenza che la ricerca dell’originalità finisce col renderci tutti uguali.
Sei in tempo per acquisire il vizio di volerti distinguere finché non senti di appartenere al mondo grigio dei grandi, e sei disposto a compiere gesti estremi ed esteticamente discutibili per iniziare a sperimentare chi sei e interrogarti sulla forma che vuoi prendere, quando ancora è lontano il tempo di accorgerti che il bello di vivere si giocherà tutto quella estenuante ricerca. Che si tratti di pura distrazione o sia il frutto di una scelta, dopo la prima accoppiata sbagliata ci si prende gusto e ci scappa un sorriso: tra le tante cattive abitudini che si possano acquisire, quella del calzino spaiato è indubbiamente la più innocua e colorata.
Perciò, frequentatori assidui e adepti dell’ultima ora, per un giorno abbandonate il placido conforto dell’abitudine e sfoggiate per strada, in metropolitana, in ufficio il vostro accostamento sconsiderato. Perché la simmetria, dopotutto, è solo una regola che ci imponiamo per poterci prendere la libertà di sovvertirla nelle nostre vite disordinate.