Vedi alla voce pendolare

Björn Larsson è un pendolare. Uno di noi, che attraversiamo banchine, tornelli e confini, avanti e indietro sui mezzi pubblici a intervalli regolari. Per nostra fortuna è anche uno scrittore, e ha saputo trovare le parole per raccontare quello che sperimentiamo, a ogni latitudine, da un capolinea all’altro.

Quando ho avuto l’occasione di conoscerlo, gli ho detto che sono una pendolare al quadrato. Perché non solo vivo in provincia e lavoro in città, ma sono una migrante e di tutto ciò di cui ha scritto – treni, aerei, autobus, metro, tram, ponti e traghetti – non c’è niente che non abbia sperimentato.

Lo sappiamo tutti, e Björn Larsson non fa eccezione, che la vita del pendolare è un esercizio continuo, sfiancante, di perseveranza. Ma è stato divertente scoprire quante cose abbiamo in comune, oltre a un certo disprezzo per le automobili e il malcontento quotidiano per il freddo, la pioggia, gli imprevisti, le attese, gli scioperi, le corse cancellate, i ritardi. Per esempio, quello strano conforto che proviamo nel disporre di una porzione di tempo sospeso che, quando la sorte ci assiste con il privilegio di un posto a sedere, diventa un rifugio per leggere, un pretesto per guardare fuori dal finestrino e lasciare correre i pensieri.

Soprattutto, Björn Larsson ha dato voce a un’idea su cui non avevo riflettuto abbastanza: la vita del pendolare si può scegliere e non solo subire, pur con tutti i suoi disagi, per mettere una distanza di sicurezza tra il lavoro e la casa, tra il movimento e il riposo, tra la solitudine e lo stare con gli altri.

Leggendo queste pagine ho ritrovato linee di autobus che passano dalle mie parti, scrittori che occupano un posto speciale sui miei scaffali – Fabio Stassi, per dirne uno, che non sapevo scrivesse i suoi libri in treno – e ho colto un invito alla solidarietà tra anonimi compagni di sventura. Ché a concedersi un sorriso, in mezzo agli sguardi torvi delle 7 del mattino, aumentano le possibilità di riceverne indietro un altro.

Se anche voi siete dei nostri, fareste bene a procurarvi Filosofia minima del pendolare (Iperborea) e godervi il viaggio.

Commenta: