Quando ero bambina, l’8 marzo papà tornava a casa con un mazzolino di mimosa raccolto non lontano dal nostro giardino. Portava un ramoscello per ogni donna della famiglia, anche per me che prima di diventare una donna avrei dovuto aspettare ancora molto tempo. Era un piccolo rituale affettuoso, attraverso il quale imparavo senza accorgermene il senso di una ricorrenza che avrei capito solo qualche anno dopo, sui libri di storia.
Con la stessa dolcezza di quel gesto, oggi mi emoziono con le parole di Sof’ja Tolstaja in Romanza senza parole, che ho la fortuna di conoscere in anteprima per La Tartaruga / Baldini&Castoldi.
«Nuoto… vado… dove? …Sì, dove? Tanto, tanto tempo è passato da quando Ivan Ilič eseguiva la sonata, suggerendomi questa domanda: a cosa aspiro? È forse quell’aspirazione che ci trasporta nell’eternità appena la domanda sul “Dove?” è risolta per sempre? Poiché questa domanda è reale, deve anche esistere quel luogo misterioso. Qualcosa che cerchiamo di raggiungere con tutto il cuore e con tutta la forza, in quanto la domanda sul “Dove?” ci rende sempre felici.»
È una storia travolgente che si legge tutta d’un fiato e che parla dell’amore, del potere dirompente della musica, di Tolstoj, ma soprattutto di Sonja, la donna che rinunciò alle sue ambizioni letterarie per stare accanto – o all’ombra – dello scrittore che ci ha regalato alcuni tra i più grandi capolavori della letteratura dell’Ottocento.
La voce di questa donna è tutto tranne che dimessa e in quest’opera c’è molto di quell’amore burrascoso che la legò al suo «Lëvočka» per quarantotto anni di vita. Fu per questo che, secondo la volontà dell’autrice, l’opera sarebbe stata pubblicata postuma. Così Romanza senza parole è rimasta sepolta in un archivio di Mosca fino al 2010, quando è stata pubblicata in Germania in occasione del centenario della morte di Tolstoj.
Dovreste leggerlo se vi è capitato di smarrirvi dentro una Sonata a Kreutzer o se non riuscite a trattenere l’emozione mentre il suono dolcissimo di un pianoforte vi accarezza il cuore con la Romanza senza parole in Sol di Mendelssohn.