[Consiglio di lettura: Annie Ernaux, Il posto (trad. Lorenzo Flabbi), L’orma editore, 2014
Consiglio d’ascolto: Fryderyk Chopin, Ballade n. 2
Consiglio in infusione: tè verde alla menta piperita]
Stando a quello che so – che non si spinge oltre il sentito dire – diventare genitori dev’essere una delle cose più difficili al mondo. Nella mia breve esperienza di vita, però, posso dire con una certa cognizione di causa che anche essere figli non è cosa da poco.
Se è vero che per natura noi esseri umani siamo dotati di un corredo biologico che ci rende idonei a procreare, il margine di arbitrio sul diventare padre o madre è abbastanza ampio da poter scegliere di non sperimentare l’ebbrezza dell’impresa. Dall’essere figli invece nessuno può sperare di sottrarsi in alcun modo. Non solo, essere figli condiziona inevitabilmente ciò che siamo, ciò che vorremmo essere, fino a darci a volte la misura di ciò a cui non vorremmo somigliare.
Penso a questo appena ho finito di rileggere Il posto di Annie Ernaux, di cui sono bastate poche pagine perché diventasse uno dei tasselli fondamentali della mia identità di lettrice.