Se si potesse avere il controllo delle proprie azioni al punto da saper distinguere in che misura ciò che facciamo sia espressione di una precisa volontà e quanto invece sia un riflesso condizionato, sarebbe risolta gran parte della difficoltà di stare al mondo.
Attorno a un momento di scelta ruota Una separazione, l’ultimo romanzo edito Bollati Boringhieri di Katie Kitamura, classe 1979, giapponese di nascita, ma cresciuta in California. La protagonista della storia è una donna senza nome e senza volto, è l’ombra di un legame, l’altra metà di qualcosa che è svanito: la incontriamo nell’attimo prima di porre fine al matrimonio con Christopher, sebbene i due siano separati – in segreto – probabilmente anche a causa dell’infedeltà di lui.
A innescare l’intreccio, però, è la richiesta da parte della suocera che conduce la donna sulle tracce di Christopher, partito da qualche tempo verso una regione remota della Grecia per una ricerca antropologica, ma di cui non si hanno più notizie. La protagonista si trova così a fare i conti con la sparizione dell’uomo di fronte al quale non sa che ruolo interpretare: «Ma io? Cos’avrei fatto? Come e chi – marito, ex marito, amante, ipocrita – avrei pianto?».